Quando l'apparizione se ne andò, rimasti lì immobile per molto tempo. Seduta, tremante nell'oscurità, con le ginocchia al petto. Quando finalmente osai muovermi, vidi Shukri, il mio amante coraggioso, prostrato a terra, la sua carne era bluastra e chiazzata, come un cadavere suppurato. Mi avvicinai a lui zoppicando, per confermare ciò che già sapevo.
Invece si mosse. Sopraffatta dall'orrore mi liberai dalla sua presa, fuggendo nella notte. L'ultima cosa che udii fu la sua voce dolce e tenera, che mi implorava di non abbandonarlo.
La sento ancora oggi, ogni notte, come un sussurro trasportato da un vento dolce, che mi ama all'infinito. E quando lo sento chiamare il mio nome, mi duole la consapevolezza che non oso rispondere.